Editoriale di don Alberto

Ha scritto il nostro Arcivescovo:

«Il dramma tremendo del terremoto, la tragedia di tante morti, la visione impressionante di distruzioni catastrofiche irrompono nelle nostre vite e nelle nostre parole come un enigma che lascia sgomenti e sconcertati.
Le sofferenze di tante persone bussano alle nostre porte e non ci consentono di restare paralizzati, ci provocano a dire qualche cosa, a fare qualche cosa, anche se siamo così inadeguati».


Il rischio che corriamo è quello dell’indifferenza. Qualcuno, allargando le braccia in segno di impotenza, potrebbe scoraggiarsi e fare l’elenco dei disastri planetari degli ultimi anni: “Dopo il covid, dopo la guerra, ora anche il terremoto…” 
Se sapremo reagire con la preghiera e con l’aiuto concreto potremo uscire migliori di quanto siamo ora: capaci di carità e di umanità. Ricordo le parole di papa Francesco in quel 27 marzo 2020, da solo in piazza san Pietro:

«Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti.
Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista
da una tempesta inaspettata e furiosa».


E poi aggiunge:

«Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta.
Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri.
E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita.
È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni». 


Reimpostare la rotta verso il Signore e verso gli altri penso voglia dire non stancarsi di fare tutto il bene che possiamo, per noi cristiani non smettere di vivere la carità verso chi è nel bisogno. E reimpostare la rotta verso il Signore vuol forse dirci di avere coraggio e saper trovare la nuova strada come Comunità che lo Spirito ci indica oggi, nel contesto che viviamo oggi.
Non si tratta di guardare al passato con il rimpianto, ma incoraggiati dalla presenza dello Spirito Santo oggi che non abbandona il suo Popolo, discernere la rotta che il Signore ci indica. Un imparare a guardare insieme (laici e preti, insieme) i problemi e a discernere soluzioni e strade nuove. Le nostre Comunità cristiane cambieranno moltissimo nei prossimi anni: la diminuzione del numero clero è un’emorragia che non pare si stia arrestando.
Per le parrocchie il sentirsi parte di una Comunità Pastorale più grande è la sicurezza di non essere abbandonate a se stesse. Il fare fronte insieme (le quattro parrocchie unite) agli investimenti sempre più onerosi che siamo chiamati a sostenere per le tante strutture che abbiamo (e che richiedono competenze professionali sempre più precise) ci richiama ad essere più uniti e fraterni.
Iniziative comunitarie che si svolgono anche nelle altre parrocchie devono essere sempre più percepite come iniziative valide per tutte le parrocchie, superando a volte il pensiero che “se l’iniziativa è fatta in un paese è solo per i fedeli di quel paese”. 
Allarghiamo sempre più i nostri orizzonti e sentiamoci sempre più uniti tra noi: le quattro parrocchie della Comunità Pastorale S. Paolo della Serenza. Noi sacerdoti abbiamo inoltre sempre più bisogno di voi laici per leggere insieme la realtà e trovare insieme proposte di cammino che annuncino il Vangelo oggi nel contesto che viviamo (penso sia questo il senso della sinodalità a livello della nostra Comunità). Non è facile per noi sacerdoti metterci in ascolto e in vero dialogo con i laici: il rischio di metterci su un piedistallo e non al servizio (l’immagine di Gesù che lava i piedi agli apostoli nell’ultima cena noi sacerdoti non dovremmo mai dimenticarla) è un rischio sempre presente che a volte ha creato il disagio e l’incomunicabilità: di questo chiedo scusa a tutti voi laici.
Il Consiglio Pastorale, lunedì 20 febbraio, si troverà ad ascoltare e dialogare con il decano don Luigi Redaelli, prevosto di Mariano Comense e questi argomenti sono all’ordine del giorno. Saranno argomenti importanti per capire la strada da percorrere.
Il 24 febbraio sarà la triste ricorrenza di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, non ci scoraggiamo e invito tutta la comunità a un momento di adorazione eucaristica di preghiera per la pace.

Il vostro parroco

don Alberto

 

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